Dall’analisi delle informazioni contenute nel Database sugli omicidi dolosi sono 340 i casi di omicidio-suicidio registrati tra il 2000 e il 2008, che hanno prodotto, compresi gli autori, quasi 1000 vittime. Ogni 10 giorni un padre, un marito (l’autore è nel 93% dei casi un uomo) pianifica il proprio “suicidio allargato”, trascinando con sé la coniuge o la partner (complessivamente 53% dei casi), uno o più figli (19% dei casi) o altri familiari.
Quando il futuro è senza speranza
Secondo l’analisi del Presidente dell’Eures Fabio Piacenti la lettura dell’omicidio-suicidio può essere inscritta tra le conseguenze di una società caratterizzata dall’insicurezza e dalla sfiducia nel futuro, una società in cui, perduto un punto di riferimento, appare sempre più difficile e incontrollabile la possibilità di costruirne di nuovi e più solidi.
Se si escludono infatti i casi attribuibili a patologie psichiche, è l’incapacità di ripensare il futuro, di darsi una seconda possibilità di fronte alla perdita di una relazione significativa (coniugale o affettiva che sia), vissuta come irreversibile e totalizzante, a spingere gli autori di omicidio-suicidio al “folle gesto”.
Ma è anche la rottura identitaria successiva alla decisione del partner di interrompere la relazione a generare il corto-circuito; su questa sembra peraltro pesare una censura sociale che ancora considera valore la conservazione del nucleo familiare, a prescindere dalla qualità della relazione e della vita affettiva in essere.