di: Lucia Mancini
Il 17 ottobre 2019 alle 11.00 presso la sede di Leganet, in via Flaminia 53, si è tenuta la presentazione del rapporto sul bullismo nelle scuole, contenuto nel volume “100 storie di bullismo. Narrazione, consapevolezza, intervento”. Si tratta di un’iniziativa di ricerca, finanziata dalla Regione Lazio con le risorse finanziarie del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, curata dall’ EU.R.E.S., l’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali. Sono intervenuti alla presentazione il Dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio e Coordinatore del Nucleo operativo per il contrasto del bullismo e cyberbullismo Riccardo Lancellotti, Il Direttore scientifico per il progetto dell’EURES Fabio Piacenti, la responsabile di Federconsumatori Lazio Valeria Caforio, gli avvocati La Montagna e Bentivenga e infine gli studenti della classe III G del liceo “Seneca”.
Il volume illustra il bilancio dell’indagine campionaria realizzata in 7 scuole secondarie superiori della Capitale- tra cui i licei “Tacito”, “Seneca” e “Vittorio Colonna” – che ha coinvolto53 classi e 1.022 ragazzi tra i 14 e i 18 anni. E’ stato somministrato loro un questionario semi-strutturato da compilare in forma anonima, finalizzato a misurare la presenza e l’intensità del fenomeno del bullismo nelle scuole, nei quartieri e negli ambienti sportivi, per comprenderne l’incidenza e l’intensità, al fine di sensibilizzare alunni, insegnanti e famiglie, fornendo loro strumenti concreti di contrasto, prevenzione e intervento.
I DATI
CHI SONO?
Oltre il 90% sono risultati i ragazzi coinvolti nel fenomeno a partire dalle scuole primarie e medie di I grado; oltre il 66% sono le vittime; il 37% dei ragazzi ha commesso atti di bullismo o cyberbullismo in modo ricorrente o in modo sporadico. Il 40% afferma che si tratta di semplici scherzi, il 90% di loro si è trovato coinvolto, mentre solo il 50% ritiene questo fenomeno un’emergenza da affrontare e da estirpare. Nel 50% dei casi si afferma che è un fenomeno che c’è sempre stato e che sono i media ad ingigantirlo.
DOVE AVVENGONO?
La frequenza maggiore degli atti di bullismo avviene in classe o negli ambienti scolastici, tra coetanei e nel “branco” per ben l’80% di loro.
QUALI SONO I POSSIBILI RIMEDI?
“E’ sconcertante rilevare- afferma Fabio Piacenti, direttore scientifico del progetto – che quanti affermano che bisogna affrontarlo denunciando i casi ai docenti, ai genitori o alle forze dell’ordine (23%,14% o 25%), in realtà non lo affrontano, minimizzano il problema o stanno allo scherzo; in sintesi, i ragazzi sono idealmente consapevoli di cosa sia opportuno fare, ma all’atto pratico non sono in grado, hanno timore o evitano di narrare la situazione e di chiedere aiuto ad un adulto”. Del resto, anche dagli interventi effettuati nelle scuole dagli avvocati di “Federconsumatori” intervenuti alla conferenza, si rileva che spesso i ragazzi sono consapevoli dei reati che gravitano intorno al bullismo, come furto, stalking o diffamazione, ma affermano di averli subiti soprattutto nelle scuole medie o quando non avevano consapevolezza di come denunciarli. Infine l’unico mezzo efficace di contrasto al bullismo sembra essere davvero la scuola, quella che “fa battere in ritirata” il fenomeno. Se c’è il coinvolgimento delle scuole, infatti, nel 70% dei casi il fenomeno si attenua gradualmente fino a scomparire definitivamente. Viceversa, se la vittima si autoesclude dal cercare aiuto nella famiglia e negli insegnanti, per il 30% dei casi non c’è alcun cambiamento significativo e permane il senso di malessere e disagio con cui oggi per gli adolescenti è sempre più difficile e lacerante convivere.
Nella II parte del volume sono state raccolte le esperienze dirette dei giovani in quanto vittime, autori o testimoni attivi e passivi, attraverso delle narrazioni di eventi di bullismo e cyberbullismo in cui rintracciare le cause profonde di tali fenomeni. Spesso sono la paura, la rabbia e una difficoltà relazionale ed emotiva che il giovane- sia egli tanto vittima quanto attore – vive in famiglia o nell’ambiente dei suoi coetanei. Sono stati i ragazzi del Liceo “Seneca” a raccontarli ai presenti.
Infine la III sezione del volume illustra i “laboratori” sulle rappresentazioni sociali e sugli aspetti emotivi, poiché questa rilevazione ha dato particolare risalto alle conseguenze pratiche e profonde generate nelle vittime, negli autori e nei testimoni di bullismo. I ragazzi hanno espresso le proprie emozioni con disegni che si incentrano sulla violenza verbale, fisica e sull’ aggressività del bullo, ma anche sulla tristezza e sul dolore profondo della vittima. Entrambi gli “attori di questa rappresentazione teatrale” – come l’ha definita il Dirigente Lancellotti- vivono senz’altro un disagio, necessitano di sostegno e di un contatto empatico con i loro coetanei, con la famiglia e con la scuola: sono le due facce della stessa medaglia di fragilità che soltanto l’unione con i compagni e l’ accoglienza degli adulti verso di loro può curare in modo efficace, consentendo di vivere il periodo dell’ adolescenza in modo sano e sereno.