A riportare i dati è il VII Rapporto Eures sul “Femminicidio in Italia”, che mette in relazione i numeri dei primi 10 mesi cel 2020 con lo stesso periodo del 2019. Durante i mesi del primo lockdown, l’80,8% delle vittime viveva con il proprio assassino
Una ogni tre giorni. Sono i numeri delle donne uccise nei primi 10 mesi del 2020. Le associazioni avevano lanciato l’allarme fin dal primo lockdown in primavera. Il timore era che per chi viene maltrattata in famiglia la quarantena sarebbe coincisa con un aumento delle violenze. L’isolamento, la convivenza forzata, l’impossibilità di sottrarsi materialmente alle violenze uscendo di casa e l’instabilità del periodo hanno reso le donne e i loro figli ancora più esposti alla violenza domestica. Ora i dati confermano le paure. Secondo il VII Rapporto Eures sul “Femminicidio in Italia”, uno degli aspetti più rilevanti nell’analisi del fenomeno nei primi 10 mesi del 2020 riguarda proprio la “correlazione tra convivenza e rischio omicidiario”.
Il numero dei femminicidi familiari con vittime conviventi sale da 49 a 54 (+10,2%). Il rapporto di convivenza, che già nel 2019 si presentava per il 57,6% delle vittime, raggiunge il 67,5% nei primi dieci mesi del 2020. Nel trimestre del primo lockdown si attesta addirittura all’80,8%: tra marzo e giugno, “21 delle 26 donne uccise convivevano con il proprio assassino“, spiega il rapporto. La pandemia e la spinta all’isolamento sono connessi anche al fortissimo incremento dei femminicidi-suicidi del 90,3% (da 31 a 59 casi). Mentre nel 2019 questa dinamica era riscontrabile nel 23% dei casi, nei primi 10 mesi del 2020 sale al 43,1%. Osservando i dati relativi all’area geografica, emerge un significativo incremento dei femminicidi familiari soltanto nel Nord Italia (da 42 a 46 vittime, pari a +9,5%), dove è registrata oltre la metà (56,8%) dei delitti commessi in Italia. Anche questo aumento è correlabile, secondo Eures, alla pressione delle misure di contenimento legata a una maggiore diffusione del virus.
Guardando i dati generali, sono 91 le donne vittime di omicidio nei primi dieci mesi del 2020. Un dato in leggera flessione rispetto alle 99 vittime dell’anno precedente. Ma a diminuire sono soltanto le vittime femminili della criminalità comune, che passano da 14 del 2019 a tre. Infatti, scendono anche le vittime straniere, solitamente più esposte al rischio in questa tipologia di omicidi, spesso correlati alla prostituzione o alla droga. Il 2020 registra quindi una leggera crescita del numero delle vittime italiane.
Resta stabile il numero dei femminicidi familiari (da 85 a 81) e, all’interno di questi, il numero dei femminicidi di coppia (56 in entrambi i periodi), mentre aumentano le donne uccise nel contesto di vicinato (da 0 a 4). L’incidenza del contesto familiare nei femminicidi raggiunge nel 2020 il valore record dell’89%, superando il già elevatissimo 85,8% registrato nel 2019. Allo stesso modo aumentano i i delitti consumati nella coppia, che salgono fino al 69,1%, conto il 65,8% nell’anno precedente. A subire le tragiche conseguenze della “trappola della convivenza forzata” sono state le coniugi e conviventi (+13,5%) e anche le madri, con 14 vittime rispetto ai 9 casi del 2019, uccise da figli spesso affetti da disturbi psichici. Diminuisce invece infine il numero delle figlie uccise da uno dei genitori (da 7 a 6 casi) e quello delle donne uccise da altri familiari (da 9 a 5). Aumenta anche l’età media delle vittime dei femminicidi familiari, che passa da 50,3 anni a 53,8.