L’Italia non è un paese per donne. La violenza di genere cresce ancora: nel 2018 sono state 142 le donne uccise (+0,7%), 119 in famiglia (+6,3%), 94 nei primi dieci mesi di quest’anno. Lo dice il rapporto Eures su “Femminicidio e violenza di genere in Italia” nel quale si sottolinea che non si è mai registrata una percentuale così alta di vittime femminili (40,3%). ‘Gelosia e possesso’ sono ancora il movente principale (32,8%). In aumento anche le denunce per violenza sessuale (+5,4%), stalking (+4,4%) e maltrattamenti in famiglia (+11,7% nel 2018).
Cifre che portano a 3.230, le donne uccise dal 2000, di cui 2.355 in ambito familiare e 1.564 per mano del proprio coniuge/partner o ex partner mentre sono in costante aumento negli ultimi cinque anni le violenze sessuali denunciate, che raggiungono nel 2018 le 4.886 unità , con una crescita del 5,4% sul 2017 e del 14,8% sul 2014. Di queste ben 1.132, pari al 25,9% del totale, risultano minorenni. Le vittime femminili del reato di violenza sessuale raggiungono nel 2018 il 92% del totale, in crescita rispetto all’89,9% dell’anno precedente
Focalizzando l’attenzione sugli ultimi 5 anni – dicono i dati Istat -sono 538 mila le donne vittime di violenza fisica o sessuale da ex partner anche non convivente. In questo gruppo sono 131 mila le separate o le divorziate. Il 65,2% delle donne separate e divorziate aveva figli al momento della violenza, che nel 71% dei casi hanno assistito alla violenza (il 16,3% raramente, il 26,8% a volte e il 27,9% spesso) e nel 24,7% l’hanno subita (l’11,8% raramente, l’8,3% a volte, il 4,7% spesso). Un quinto (24,4%) delle separate o divorziate si sono recate presso le forze di polizia per denunciare la violenza, ma nel 60% dei casi non hanno firmato il verbale.
Nel 4,7% dei casi si sono rivolte ai centri anti violenza o agli sportelli di aiuto contro la violenza, mentre il 13,2% di queste dichiara di non sapere della loro esistenza. Le violenze subite sono considerate gravi in quasi il 90% dei casi, molto gravi nel 62,9% dei casi e il 45,6% delle vittime ha subito ferite. Oltre la metà (53,9%) ha dichiarato di aver avuto paura per la propria vita o quella dei figli.
Considerando il complesso delle donne che nella vita hanno avuto almeno un partner convivente violento (indipendentemente dallo stato civile) il 37,3% lo ha lasciato anche se solo temporaneamente. Di queste, però, circa la metà ha poi deciso di tornare a viverci insieme.
Tra le motivazioni per cui le donne sono tornate a convivere con il partner violento, il 37,7% dichiara di averlo fatto perchè il partner le ha promesso di cambiare, il 30,2% per concedere al partner una seconda possibilità , il 16,4% per amore. Il 27,6% delle donne con figli dichiarano di essere tornate in convivenza per il loro bene. Le donne che hanno scelto di lasciare, anche se solo temporaneamente, il partner avevano storie più gravi di violenza: le ferite sono maggiori (64% dei casi), così come la sensazione di pericolo per sè o per i propri figli (65,5%)”.
Le violenze subite sono considerate gravi in quasi il 90% dei casi, molto gravi nel 62,9% dei casi e il 45,6% delle vittime ha subito ferite. Oltre la metà (53,9%) ha dichiarato di aver avuto paura per la propria vita o quella dei figli. Considerando il complesso delle donne che nella vita hanno avuto almeno un partner convivente violento (indipendentemente dallo stato civile) il 37,3% lo ha lasciato anche se solo temporaneamente. Di queste, però, circa la metà ha poi deciso di tornare a viverci insieme.