1 Luglio 2003,
Commenti disabilitati su Rapporto Eures 2003 sull’Omicidio volontario in Italia
L’EURES concretizza con questo primo “Rapporto annuale sugli Omicidi in Italia” un lavoro che da anni svolge il suo Osservatorio sulla criminalità, attraverso un meticoloso monitoraggio degli eventi delittuosi. Il rapporto 2002 ha come riferimento l’anno 2000: dal confronto dei dati emerge la diminuzione di quelli attribuiti alla criminalità comune e organizzata, accanto alla netta prevalenza degli omicidi maturati nei rapporti di prossimità; questo risultato, e soprattutto le dinamiche osservate, disegnano una realtà nella quale lo spazio vitale dell’individuo, cioè l’insieme delle relazioni significative, si va gradualmente riducendo, con una progressiva perdita della capacità di discriminare, al di là della prospettiva emotiva e dei comportamenti reattivi individuali, tra ciò che ha realmente senso e valore e ciò invece ne ha in misura soltanto marginale.
I risultati del Rapporto indicano dunque che lo studio dell’omicidio deve oggi maggiormente concentrarsi sulle cosiddette patologie della normalità e soprattutto, sulle reazioni individuali al disagio, allo stress e alla frustrazione, in una dimensione sociale caratterizzata dall’indebolimento e dalla perdita di ruolo di alcuni tradizionali attori della “mediazione sociale” (la famiglia e le Istituzioni, ma anche i sindacati e le altre organizzazioni rappresentative).
Le possibilità di prevenzione, in questo contesto, sembrano infatti decisamente ridursi, in assenza di modelli interpretativi e strategie di attenzione capaci di cogliere le nuove cause degli omicidi.
I risultati del Rapporto indicano dunque che lo studio dell’omicidio deve oggi maggiormente concentrarsi sulle cosiddette patologie della normalità e soprattutto, sulle reazioni individuali al disagio, allo stress e alla frustrazione, in una dimensione sociale caratterizzata dall’indebolimento e dalla perdita di ruolo di alcuni tradizionali attori della “mediazione sociale” (la famiglia e le Istituzioni, ma anche i sindacati e le altre organizzazioni rappresentative).
Le possibilità di prevenzione, in questo contesto, sembrano infatti decisamente ridursi, in assenza di modelli interpretativi e strategie di attenzione capaci di cogliere le nuove cause degli omicidi.
Curatore del Rapporto: | Fabio Piacenti |