L’Istituto di ricerche economiche e sociali lancia “l’allarme figlicidi”, segnalandone, nel suo rapporto annuale, una crescita del 47,6% rispetto al 2017. Intervista a Lucia Ercoli di Medicina Solidale
“Caratteristiche, dinamiche e profili di rischio dell’omicidio in famiglia in Italia”: questo il titolo del rapporto in cui l’Eures scende nel dettaglio degli omicidi compiuti nei confronti dei piccoli, in 20 casi su 31, commessi dai padri, nei restanti dalle madri. Da qui parte la riflessione della dottoressa Lucia Ercoli, Responsabile sanitario dell’Associazione Medicina Solidale, al microfono di Luca Collodi di Radio Vaticana Italia.
Emergenza infanticidi
Gli infanticidi compiuti dai genitori avvengono sempre all’interno di contesti di degrado, di povertà e di lacerazioni di legami familiari. Ma a preoccupare – spiega la dottoressa – è “che spesso ci si adagia sul fatto che la natura accompagni il genitore a sviluppare l’amore per il figlio e invece non è così”. La dottoressa spiega cosa è l’infanticido e quali sono le caratteristiche delle mamme che arrivano a simili gesti in determinate situazioni che non forniscono il sostegno necessario a queste donne per superare le conflittualità legate alla maternità.
Campanelli d’allarme
“I bambini non vengono uccisi inaspettatamente, ma – spiega ancora la Ercoli – ci sono sempre segnali che dovrebbero essere accolti. Ecco perché per me è importante la riflessione che la comunità cristiana deve portare all’attenzione della comunità civile: il genitore deve esercitare una responsabilità ma non è il padrone del figlio”.
La necessità di una responsabilità condivisa
Lucia Ercoli ai microfoni di Radio Vaticana Italia torna spesso sul bisogno di una responsabilità condivisa della comunità. Cita i casi di bambini strattonati per strada o che arrivano a scuola segnati nel fisico. “Sono tutti episodi sentinella come afferma anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Per questo è necessario che si sviluppi un’attenzione e un’educazione collettive”. Lucia Ercoli fa notare purtroppo l’assenza di statistiche per gli “episodi sentinella”, o non segnalati o non sufficientemente approfonditi. Da qui il lavoro portato avanti dall’osservatorio a cui la dottoressa sta dando vita: “vogliamo rileggere – dice – tutti i dati degli oltre 2000 bambini secondo i criteri dettati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. E la prima lettura che stiamo facendo impensierisce non poco”.
“Avere un figlio” – conclude la Ercoli- significa “fare spazio ad un’altra vita anche sapendosi svuotare dei propri desideri: per questo ci vuole una grande forza e serve che i genitori siano, per questo motivo, sostenuti da una rete sociale specie se i contesti familiari sono difficili”.