La convivenza forzata per il lockdown anti Covid ha innescato un sensibile aumento – pari all’11% – dei procedimenti iscritti per maltrattamenti contro familiari e conviventi catalogabili come violenza di genere nel periodo 1° gennaio- 31 maggio 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. Sono 91 in Italia le donne vittime di omicidio nei primi dieci mesi del 2020, praticamente una ogni tre giorni. Sono i dati del rapporto Eures, che segnala una leggera flessione rispetto alle 99 dello stesso periodo 2019. Ma a diminuire significativamente sono solo le vittime femminili della criminalità comune (da 14 a 3), stabili i femminicidi familiari (da 85 a 81) e, all’interno di questi, di quelli di coppia (56 in entrambi i periodi). Il primo report sul Codice Rosso: maltrattamenti in famiglia in aumento dell’11%. Un trend che «può essere imputato alle misure di contenimento da lockdown che hanno portato a situazioni di convivenza forzata».
Il lockdown ha fortemente modificato i profili di rischio del fenomeno, aumentando quello nei rapporti di convivenza e riducendolo negli altri casi: osservando i dati relativi ai femminicidi familiari emerge infatti come il rapporto di convivenza, già prevalente nel 2019 (presentandosi per il 57,6% delle vittime), raggiunge il 67,5% nei primi dieci mesi del 2020, attestandosi addirittura all’80,8% nel trimestre del Dpcm Chiudi Italia (quando, tra marzo e giugno 2020, ben 21 delle 26 vittime di femminicidio in famiglia convivevano con il proprio assassino)», spiega il rapporto. In valori assoluti, nel confronto tra i primi dieci mesi del 2019 e il medesimo periodo del 2020, il numero dei femminicidi familiari con vittime conviventi sale da 49 a 54 (+10,2%), mentre contestualmente scende da 36 a 26 quello delle vittime non conviventi (-27,8%).Â
Il dossier è stato presentato in streaming dal Guardasigilli Alfonso Bonafede e all’evento hanno partecipato anche il premier Giuseppe Conte, la ministra per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti. L’evento avviene alla vigilia della giornata contro la violenza sulle donne. «La legge sul Codice rosso è una legge di civiltà , indispensabile per assicurare una tutela immediata alle vittime di violenza domestica e di genere» ha detto il ministro Bonafede, in apertura del suo intervento per presentare i risultati del primo anno di applicazione delle nuove norme contro la violenza sulle donne.
Tra il primo agosto 2019 e il 31 luglio 2020 (includendo quindi anche i mesi di lockdown), per i 4 nuovi reati introdotti dal Codice Rosso – violazione misure di protezione per le vittime, costrizione al matrimonio, revenge porn, sfregi permanenti – sono state aperte in tutto 3.932 indagini e, per quelle già concluse, in 686 casi è stata già formulata richiesta di rinvio a giudizio. Sono inoltre 90 i processi che si sono già conclusi (65 in fase di udienza preliminare e altri 25 in Tribunale) e nel complesso sono già state inflitte 80 condanne (compresi i patteggiamenti e i decreti penali). Altri 120 processi sono in corso in fase di dibattimentale. «Il dato corposo delle denunce e quello dei procedimenti già approdati alla condanna in primo grado – si legge nel Rapporto del Guardasigilli Alfonso Bonafede sulle nuove misure contro la violenza di genere – consentono di rilevare l’utilità concreta dell’approccio procedimentale, basato sulla corsia preferenziale dell’ascolto, e della introduzione dei nuovi reati. Il dato complessivo delle richieste di rinvio a giudizio appare significativo dell’opportunità dell’intervento normativo del Codice Rosso, in mancanza del quale le gravi condotte tipizzate non avrebbero avuto risposta adeguata».